03 luglio

Magico Oriente: Myanmar, il paese del sorriso dove il tempo sembra essersi fermato.

 

Quando gli amici ci chiedono qual’è il nostro « viaggio  del cuore » senza indugio  rispondiamo: il Myanmar!  E questo  perché il Myanmar « ti entra dentro » e non ti lascia piu’… Ancora adesso, a distanza di due anni, ci risulta impossibile  ripensare  a questo incredibile  paese senza commuoverci .

Il viaggio inizia a Yangon dove la nostra guida ci attende sorridente all’aeroporto. Moh Moh, questo è il suo nome, è una ragazza birmana di 37 anni  molto simpatica e molto colta che parla perfettamente l’italiano. Di solito mio marito ed io amiamo il viaggio  « on the road  self-drive » ma, questa volta, abbiamo dovuto optare per un viaggio con una  guida privata ed un  auto con autista, in quanto gli stranieri  qui non hanno il permesso di guidare. E per fortuna!  Infatti  le auto hanno  il volante a sinistra (come le nostre) ma si viaggia  pure a sinistra della carreggiata e quindi la guida, ma  soprattutto i sorpassi, risultano molto pericolosi.  


La nostra prima tappa sarà Bagan e visto che è nostro desiderio conoscere il Myanmar più autentico e meno turistico, invece di spostarci con l’aereo effettueremo  la trasferta in automobile. Il viaggio avrà la durata di  due giorni, con sosta di una notte a Pyay. La nostra  scelta risulterà pienamente azzeccata.  Durante il viaggio  infatti incontriamo  diverse risaie,  grandi terreni dove i contadini arano i campi con aratri trascinati dai buoi; vediamo donne che lavano i panni nel fiume e diversi coloratissimi e chiassosi mercati locali.  Durante il percorso  scendiamo  più volte dall’auto   per  parlare con i contadini, grazie a Moh Moh che ci fa da interprete. Sia gli uomini che le donne indossano il « longyi » (una specie di « sarong »), il tipico indumento birmano. Le donne hanno il viso e le braccia cosparse di « thanaka », una crema cosmetica di colore giallo-bianco, ottenuta dalla corteccia di alcuni alberi. Principale scopo del « thanaka » è di rinfrescare, profumare, purificare la pelle e proteggerla dai raggi del sole. Gli abitanti di questa regione non sono  abituati  ai turisti e ci guardano con curiosità. Si dimostrano  comunque felici di vederci e di potere dialogare  con noi. Molti vogliono addirittura  fotografarci,  non perché siamo speciali ma perché per loro, che non hanno mai viaggiato, siamo noi « gli esotici ».


Arriviamo a Bagan, città sacra e spirituale situata sulle sponde del fiume Ayeyarwady, al tramonto. La città ospita la più vasta e densa concentrazione di straordinari templi buddhisti, pagode e stupa, molte datate tra l’ XI e il XII secolo. E’ una delle tappe più suggestive di tutto il Myanmar, un luogo magico, indescrivibile e una manna per gli appassionati, come noi, di siti archeologici. Di Bagan, lo scrittore Tiziano Terzani scrisse:  « E’ uno di quei luoghi che ti rende fiero di appartenere alla razza umana ». 

Il giorno seguente sveglia all’alba per un emozionante giro in mongolfiera. Sorvolare questa straordinaria valle dei templi   al sorgere del sole fluttuando nell’aria è un’esperienza indimenticabile. 

In giornata visitiamo il «Nyaung U Market », il caratteristico e affollato mercato locale di frutta, verdura , fiori , stoffe e merce varia: un tripudio di colori e profumi. 

Dopo la visita al mercato  la nostra guida ci propone di  visitare la  scuola del villaggio di Yaung Pey Sue, a circa un’ora di auto da Bagan. I bambini, che stanno seguendo diligentemente gli insegnamenti di un monaco, ci accolgono con calore e noi regaliamo loro quaderni e matite colorate. Parliamo con i maestri e con il preside della scuola e siamo commossi dall’affetto e dal calore che ci dimostrano. Questa sarà una giornata che resterà per sempre nel nostro cuore.

Lasciamo Bagan per recarci a Mandalay. Raggiungiamo la città  dopo due giorni di rilassante crociera  sul fiume Ayeyarwady, durante la quale  facciamo un paio  di soste per  visitare alcuni  villaggi interessanti.

Mandalay è sede di industrie tessili, alimentari e del legno ed è resa immortale nell’opera di Kipling « La strada per Mandalay ». E’ una città ricca di pagode (ce ne sono più di 700) e chiese coloniali. Interessante da visitare è il palazzo reale. L’attrazione principale rimane però l’ «U-bein», il ponte  pedonale di teak più lungo al mondo ( 1 km e 200 metri) che raggiunge la sua massima bellezza al tramonto.   

Dopo tre giorni trascorsi a Mandalay   ci spostiamo in aereo nello Stato di Shan, il più orientale del paese, che confina a nord con la Cina, ad est con il Laos  e  a sud con la Thailandia.

Atterriamo all’aeroporto di  Heho e ci rechiamo  a Pindaya dove visitiamo la spettacolare e suggestiva grotta con  più di 1000 Buddha. Il giorno seguente  ci spostiamo a Kakku, un luogo incredibile, una  meraviglia  « nascosta » del Myanmar ancora poco conosciuta. E’ un piccolo gioiello di architettura religiosa dove si allineano ben 2478 stupa, i tradizionali monumenti buddhisti. 


Essendo poco turistica risulta un luogo di pace e tranquillità.

Lasciamo Kakku e, attraversando affascinanti paesaggi rurali, raggiungiamo il Lago Inle, situato tra le  montagne  a 920m s/m. La bellezza del lago ci lascia senza fiato. I suoi  abitanti vivono su palafitte costruite lungo le sue sponde e si spostano su canoe piatte. L’attrazione maggiore sono gli orti galleggianti dove i contadini coltivano verdure su tappeti di alghe e terra, ancorati al fondo del lago con lunghe canne di bambù. (foto) Interessante è pure osservare i pescatori  « Intha » che pescano con reti coniche e  remano appoggiando un remo sulla gamba e tenendosi in equilibrio sull’altra. (foto) Anche qui ci sono monasteri, mercati da visitare e abili artigiani da vedere all’opera. Il lago è ricco di fiori di loto; il filo interno del gambo è utilizzato per ricavare con antichi telai, tessuti ancora più preziosi della seta. 



Le donne birmane sono delle abilissime tessitrici.

Dopo quattro fantastici giorni trascorsi al lago ci attende una settimana di  meritato riposo  sulle esotiche spiagge di Ngapali Beach, dove arriviamo dopo circa un’ora e mezza di volo da Heho.

Dopo  una settimana è  ora di ritornare  a Yangon. Al tramonto  visitiamo la Pagoda Shwedagon in cima alla collina di Singuttara che, con il suo stupa dorato alto quasi 100 metri, domina il profilo della città. E’ l’edificio buddhista più importante di tutto il Myanmar ed  è una sorta di mini città costituita da decine di mini pagode, templi e statue di Buddha: sicuramente un luogo da visitare. 

Purtroppo il nostro viaggio è giunto al termine e noi, a malincuore, lasciamo questo incredibile paese. Un paese  che ci ha stupito, commosso e divertito; che ci ha accolto ovunque con calore, tanti sorrisi ed estrema gentilezza. Un paese che ci ha regalato profumi, colori, odori, sapori e che ci ha arricchito con la sua semplicità e autenticità.

Consigliamo a tutti un viaggio in Myanmar da fare però al più presto, prima che il turismo di massa ed il progresso prendano il spravvento.

 

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